sabato 30 giugno 2012
L’uso del libro digitale nell’insegnamento.
Una volta si utilizzava il termine zapping per
indicare quel movimento quasi convulsivo del cambiare canale in continuazione.
Oggi che l’era della tv è forse ormai quasi superata a favore di internet, mi
trovavo a fare la stessa cosa sulle pagine di una piattaforma per docenti che è
la scuola che funziona. Ad un certo punto però la mia attenzione è stata
catturata da un articolo pubblicato addirittura nel 2010 da Gianni Marconato
che ha come titolo “Serve ancora il libro di testo? Se si, quale la funzione, la
forma, l’utilizzo nell’era del digitale e di internet?”.
Ho trovato immediatamente questo spunto molto
interessante ed evidentemente non solo la sola se a distanza di quasi 2 anni
l’argomento continua ad essere così vivacemente discusso anche altrove.
Questo non vuol dire però che una docente non
possa avvalersi di mezzi e strumenti digitali per programmare e gestire la sua disciplina
in classe.
La proiezione di video, presi magari da youtube o affini è un elemento molto diffuso nel lavoro con le classi, anche nelle
classi di italiano come l2 e questo non
è che un mezzo, un unico esempio tra i molti possibili.
Qual è la vostra opinione in merito? I libri
digitali, sostituiranno completamente il libro cartaceo? Quali sono secondo voi
i vantaggi dell’utilizzare il digitale nella didattica? E qualcuno di voi ne ha
un’esperienza diretta?
Fatemi sapere la vostra opinione.
Rita
giovedì 28 giugno 2012
web 2.0
Questa sera ho letto un
interessantissimo articolo di cui vi posto il link qualora, incuriositi da
questo mio post, voleste leggerlo.
Parla di come la massa,
una volta indistinta, zittibile e facilmente manovrabile, abbia oggi mutato la sua condizione trovando
la forza di potersi esprimere ed uno spazio apposito per poterlo fare.
Questo spazio, che è l’evoluzione del web in
cui trovano vita i social network,
viene definito web 2.0.
Nel corso dell’ultimo
decennio la partecipazione attiva della massa alla vita del web è diventata
così imponente da far crescere in maniera esponenziale il numero di blog
creati, tanto che se ne contano circa centomila nuovi ogni giorno.
L’esplosione di questo
fenomeno è forse legata alla facilità di accesso, di scrittura e di
condivisione; chiunque può avere facilmente un personale spazio in cui scrivere
e condividere le proprie idee e con la stessa estrema facilità leggere quelle
altrui.
Questo dato mi sembra
molto interessante ed è sicuramente un fattore che fa riflettere. Addio ai cari
vecchi diari segreti di quando eravamo bambine… oggi chi ha qualcosa da dire lo
dice ad una pagina pubblica, accessibile ai più.
Si è passati forse allora
dal volere tenere i propri pensieri per sé, custoditi e privati, a desiderare
che altri li leggano, indipendentemente dal condividerli. Si palesa con ciò, a mio avviso, la voglia di
parlare a qualcuno, anche se questo qualcuno è sostanzialmente indefinito, la
voglia di condividere ed aggregarsi ad un gruppo che pur essendo virtuale è pur
sempre un gruppo.
Da qui il costante
incremento anche dei social network che diventano, oggi più che mai, luoghi di
aggregazione, luoghi virtuali che sostituiscono il vecchio bar della piazza o
il corso della città.
My Space ad esempio, uno
dei tanti ambienti di socializzazione, conta oggi più di 300 milioni di membri e
la cifra abnorme mostra chiaramente una società fatta di individui che hanno
bisogno di esprimersi, di dire e di fare.
Questa possibilità è data
loro da alcune multinazionali che riconoscendo il grande potere ed il peso
delle idee di questa nuova utenza, ha iniziato a considerarla “interlocutore
attivo”, lasciando che intervenga in alcuni importanti progetti di sviluppo per
l’azienda.
Alcuni servizi offerti,
allora, nascono proprio dalla capacità reale che ha la massa di proporre
soluzioni e creare concretamente.
Lo si è visto chiaramente
con la nascita di Wikipedia, l’enciclopedia in rete scritta dai lettori che
hanno adesso voce, quella voce che ha dato loro proprio web 2.0.
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