... e per concludere posto il link di cacoo grazie al quale ho creato un grafico che riassume tutto il percorso fatto per lo svolgimento dell'esame di progettazione informatica e nuove tecniche glottodidattiche.
https://cacoo.com/diagrams/scBMlThmqjFOQoaf/edit
carta bianca
sabato 28 luglio 2012
riporto qui di seguito la sitografia ragionata caricata su delicious
http://www.delicious.com/eolion81
http://www.delicious.com/eolion81
L'uso del podcast in didattica
Continuiamo a parlare di nuove
metodologie didattiche legate alla sfera multimediale.
Questo pomeriggio la mia attenzione è
stata catturata da un articolo che illustra un’esperienza di innovazione
tecnologica-educativa incentrata sull’uso del podcasting.
Effettuando un po’ di ricerche
sull’argomento ho visto che questa nuova metodologia non è del tutto
sconosciuta ai docenti che piano piano stanno imparando ad usarla
sperimentandola e sperimentandosi in prima persona nell’uso innovativo di
queste pratiche.
Cos’è il podcast? Utilizzando un’espressione
di Albert Pian, diremo che il “podcast è una radio che si ascolta, si vede, si
legge e si naviga”.
Per chi fosse curioso e volesse
approfondire l’argomento rimando a dei link che posterò alla fine
dell’articolo. Dirò qui soltanto che mi sembra interessante pensare che uno
strumento del genere, così innovativo e funzionale, possa essere riletto in
chiave moderna e pensato come strumento di promozione e di interazione socio
culturale degli alunni stranieri.
Come ho già avuto modo di dire in un
post precedente, i ragazzi usano oggi delle forme di comunicazione molto
differenti da quelli del passato e si percepiscono come protagonisti attivi
della produzione di contenuti da scambiare e condividere; non a caso, infatti,
ogni giorno si moltiplicano i video caricati su you tube.
L’utilizzo di metodologie informatiche
in ambito scolastico ha lo scopo allora di avvicinare ulteriormente i giovani
alla didattica e rendendoli partecipi raggiungere l’obiettivo di un
apprendimento interessato e coinvolgente, di un apprendimento concretamente
attivo.
Recenti ricerche, fatte in seguito ad un
progetto promosso dal Dipartimento di Scienze dell’educazione e dei processi
culturali e formativi dell’università di Firenze, hanno mostrato che il 42% di
studenti ( su un campione di 55) ritiene più interessante studiare su un
podcast. Un dato altresì interessante e inerente sempre la medesima ricerca,
mostra come questo strumento sia ritenuto utile anche dagli studenti stranieri che lo ritengono uno
strumento “facilitatore”(41%).
A ben pensarci sono tanti gli obiettivi
raggiungibili mediante questa metodologia, di tipo relazionale e disciplinare:
-Gli studenti imparano ad interagire, a
dividersi i compiti e ad autogestire il proprio compito individuale pur avendo
sempre la consapevolezza che il proprio lavoro non è che la tessera di un
puzzle che va a collocarsi in un quadro ben più ampio.
- imparano a rispettare scadenze
- a gestire la propria emotività
- si esercitano all’uso della lingua
orale e scritta
- migliorano la propria dizione e sono
costretti a un confronto quotidiano con la grammatica italiana di cui fanno, a
volte anche inconsapevolmente, un grandissimo uso.
Insomma a ben vedere mi sembra che
questo metodo possa essere considerato come uno strumento assolutamente
positivo nell’ambito della didattica multidisciplinare ed interculturale ma per
l’approfondimento di questo ultimo concetto rimando ad un post che scriverò
appena possibile.
In conclusione vi posto dei link in cui trovate ulteriori considerazione sull'uso del podcast:
Rita
sabato 30 giugno 2012
L’uso del libro digitale nell’insegnamento.
Una volta si utilizzava il termine zapping per
indicare quel movimento quasi convulsivo del cambiare canale in continuazione.
Oggi che l’era della tv è forse ormai quasi superata a favore di internet, mi
trovavo a fare la stessa cosa sulle pagine di una piattaforma per docenti che è
la scuola che funziona. Ad un certo punto però la mia attenzione è stata
catturata da un articolo pubblicato addirittura nel 2010 da Gianni Marconato
che ha come titolo “Serve ancora il libro di testo? Se si, quale la funzione, la
forma, l’utilizzo nell’era del digitale e di internet?”.
Ho trovato immediatamente questo spunto molto
interessante ed evidentemente non solo la sola se a distanza di quasi 2 anni
l’argomento continua ad essere così vivacemente discusso anche altrove.
La normativa vigente pone infatti la necessità di adottare libri di testo in formato digitale ma le nostre scuole, nel concreto, sono veramente preparate ad affrontare questo cambiamento epocale ed entrare pienamente nell’era della didattica digitale? Alcune scuole hanno attrezzato le proprie aule informatiche solo da pochi anni ed alcune non hanno ancora neppure la lavagna multimediale. Cosa ci fa credere allora che possano volersi munire di lettori e-book? Chi li comprerebbe? La scuola, in numero limitato e sarebbero quindi per pochi studenti? O si renderà obbligatorio l’adozione di lettori e-book per tutti lasciando che siano i genitori a dovere affrontare la spesa? Forse perché sono legata anche affettivamente ad uno strumento che ho ampiamente utilizzato ed amato ritengo che il libro cartaceo dovrebbe ancora mantenere il suo ruolo prioritario in didattica se non altro perché ha comunque il grande vantaggio di poter essere acquistato ed usato prevalentemente da tutti ( malgrado i prezzi negli ultimi anni siano stati leggermente incrementati).
Questo non vuol dire però che una docente non
possa avvalersi di mezzi e strumenti digitali per programmare e gestire la sua disciplina
in classe.
La proiezione di video, presi magari da youtube o affini è un elemento molto diffuso nel lavoro con le classi, anche nelle
classi di italiano come l2 e questo non
è che un mezzo, un unico esempio tra i molti possibili.
Qual è la vostra opinione in merito? I libri
digitali, sostituiranno completamente il libro cartaceo? Quali sono secondo voi
i vantaggi dell’utilizzare il digitale nella didattica? E qualcuno di voi ne ha
un’esperienza diretta?
Fatemi sapere la vostra opinione.
Rita
giovedì 28 giugno 2012
web 2.0
Questa sera ho letto un
interessantissimo articolo di cui vi posto il link qualora, incuriositi da
questo mio post, voleste leggerlo.
Parla di come la massa,
una volta indistinta, zittibile e facilmente manovrabile, abbia oggi mutato la sua condizione trovando
la forza di potersi esprimere ed uno spazio apposito per poterlo fare.
Questo spazio, che è l’evoluzione del web in
cui trovano vita i social network,
viene definito web 2.0.
Nel corso dell’ultimo
decennio la partecipazione attiva della massa alla vita del web è diventata
così imponente da far crescere in maniera esponenziale il numero di blog
creati, tanto che se ne contano circa centomila nuovi ogni giorno.
L’esplosione di questo
fenomeno è forse legata alla facilità di accesso, di scrittura e di
condivisione; chiunque può avere facilmente un personale spazio in cui scrivere
e condividere le proprie idee e con la stessa estrema facilità leggere quelle
altrui.
Questo dato mi sembra
molto interessante ed è sicuramente un fattore che fa riflettere. Addio ai cari
vecchi diari segreti di quando eravamo bambine… oggi chi ha qualcosa da dire lo
dice ad una pagina pubblica, accessibile ai più.
Si è passati forse allora
dal volere tenere i propri pensieri per sé, custoditi e privati, a desiderare
che altri li leggano, indipendentemente dal condividerli. Si palesa con ciò, a mio avviso, la voglia di
parlare a qualcuno, anche se questo qualcuno è sostanzialmente indefinito, la
voglia di condividere ed aggregarsi ad un gruppo che pur essendo virtuale è pur
sempre un gruppo.
Da qui il costante
incremento anche dei social network che diventano, oggi più che mai, luoghi di
aggregazione, luoghi virtuali che sostituiscono il vecchio bar della piazza o
il corso della città.
My Space ad esempio, uno
dei tanti ambienti di socializzazione, conta oggi più di 300 milioni di membri e
la cifra abnorme mostra chiaramente una società fatta di individui che hanno
bisogno di esprimersi, di dire e di fare.
Questa possibilità è data
loro da alcune multinazionali che riconoscendo il grande potere ed il peso
delle idee di questa nuova utenza, ha iniziato a considerarla “interlocutore
attivo”, lasciando che intervenga in alcuni importanti progetti di sviluppo per
l’azienda.
Alcuni servizi offerti,
allora, nascono proprio dalla capacità reale che ha la massa di proporre
soluzioni e creare concretamente.
Lo si è visto chiaramente
con la nascita di Wikipedia, l’enciclopedia in rete scritta dai lettori che
hanno adesso voce, quella voce che ha dato loro proprio web 2.0.
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